Musica liquida come una marea: in crescita continua il mercato della musica digitale

In questi giorni, a cura dell'IFPI, (International Federation of the Phonographic Industry), che si occupa di analizzare quelli che sono i flussi di mercato dell'industria discografica, si nota come, nel 2013, il mercato della musica digitale, a livello mondiale, abbia avuto degli incrementi incredibili!

Leggendo anche su MacityNet, proprio l'Italia si colloca tra i primi 3 posti, in Europa, per il consumo di musica digitale.

Per ora, a livello di numeri globali, il download resta ancora prioritario, ma servizi come Spotify et similia, stanno prendendosi uno spazio sempre più importante nelle preferenze degli utenti segnando, de facto, quello che pare essere proprio un trend in costante crescita.

Altre riflessioni che possiamo fare, assieme, sono legate ad un mercato, quello della distribuzione legata alle major del supporto fisico, che stanno letteralmente, collassando visto che i costi di un cd restano sempre alti, per il consumatore, rispetto ai costi di produzione.

La musica digitale, per i cultori, resta un qualcosa di poco gradito, ma dobbiamo anche ricordare come oggi, i costi degli impianti audio, anche di discreta qualità, hanno visto l'abbattimento dei costi in maniera incredibili ed anche l'ecommercie ci mette a disposizione impianti stereo, compatibili con qualsiasi standard, a costi davvero affrontabili dando ulteriore spinta, inevitabilmente, proprio a questo sound ovunque e chiavi in mano.

Un impulso altissimo a questo genere di mercato lo stanno dando gli artisti emergenti che, grazie ad ambienti come Itunes, possono entrare in un mercato commerciale a costi praticamente vicini allo zero, bypassando, a tutti gli effetti, quelle che una volta erano le forche caudine dei produttori/distributori.

Quando, all'inizio di questo secolo, Apple si inventò l'ambiente Itunes, con la demolizione del drm sulla musica, difficilmente si poteva pensare ad un'esplosione come quella che documentiamo oggi e, forse, ancora una volta, ecco che la visione futuristica di Jobs torna in auge dimostrando quanto fosse avanti, a livello di idee, l'allora CEO di Cupertino.

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2 Comments

però la pirateria non si ferma

nonostante però tutti questi servizi, compreso spotify che comunque anche in versione gratuita non è da lamentarsi, la gente continua a tirar giù roba illegale.
Eppure...
quanto si perde tempo a catalogare correttamente, tramite i tag, un disco illegale piuttosto che avercelo originale magari comprato su iTunes a prezzo decente?
Ovvio che se uno si deve produrre una discografia comprando tutta la musica deve spendere milioni. Però, a questo punto, con il fatto di iTunes match e cose simili ci si può volendo anche importare della musica avuta in prestito, e via
alle case non piace tanto l'idea del fair use, stanno combattendo in ogni modo per impedirlo
ma insomma...

Pirateria e store digitali...

Ciao Elena,
oddio, anche qui i numeri sono contrastanti...
Infatti dalle statistiche che circolano in rete, parrebbe che lo scaricatore folle, alla fine della fiera, sia poi, quello che acquista il disco o il singolo...

Personalmente io credo che tutto questo tambo tambo legato al diritto d'autore sia poi, uno specchietto delle allodole per non dare spazio a quegli ambiti che sono chiamati autoproduzione.

Gli strumenti informatici, oggi come oggi, consentono di poter produrre materiale di qualità molto alta già in casa propria poi, credimi, se ci metti il carico di traverso come quello di un servizio come Itunes che consente di andare oltre la produzione classica a costi ridicoli...

Ultimamente, poi, esistono servizi che gratuitamente consentono di uscire sulla megavetrina di Apple praticamente gratis ed un esempio lampante è il quale consente di pubblicare il proprio lavoro musicale proprio sui canali digitali più diffusi.

Ora, siamo poi così sicuri che sia la pirateria il problema?